Il Disegno di legge di Bilancio 2021-2023 approda in Aula alla Camera arricchito di una serie di emendamenti, selezionati, grazie a lunghe ore di esame e di dibattito, tra le migliaia presentate da parlamentari di tutti i partiti e dalle Commissioni permanenti.
È stato invece, e sorprendentemente, rifiutato l’emendamento che proponeva un Fondo Covid ad incremento degli esigui stanziamenti per la cooperazione con i paesi in sviluppo, in particolare in Africa. “La crescita delle diseguaglianze è uno dei più gravi effetti della pan-crisi derivante dalla pandemia. Gli esseri umani sono toccati in modo diseguale con punte diffuse di gravità preoccupanti, rendendo più lontani gli obiettivi che le comunità politiche e di governance globale si sono posti con l’Agenda 2030… Gli effetti della pandemia stanno colpendo duramente anche economie emergenti, rallentando e talvolta rischiando di annullare gli sforzi fatti e i successi ottenuti in anni recenti. La Legge di Bilancio dovrebbe prevedere la creazione di uno speciale Fondo Covid per contribuire alla risposta globale alla crisi che è contemporaneamente sanitaria ed economica, con gravi ripercussioni sociali e di sicurezza in molti dei paesi partner prioritari per l’Italia”. Così scrivevo il 26 Novembre riprendendo una proposta delle organizzazioni della società civile di cooperazione internazionale e aiuto umanitario.
Tale proposta è stata fatta propria da molti parlamentari e dalla stessa Commissione Esteri della Camera. È suonato quindi strano, oltre che sorprendente, il parere contrario del relatore Stefano Fassina, anche a nome della relatrice Marialuisa FARO.
Eppure, esaminando gli emendamenti con “parere favorevole”, quelli cioè approvati dalla Commissione Bilancio per essere presentati nel testo finale all’Aula, troviamo articoli e commi altrettanto sorprendenti in senso opposto. Senza entrare nel merito di tali aggiunte al DDL governativo, che avranno certamente carattere di priorità e rilevanza politica, è utile riprenderne alcune. Ci si renderà conto che la cooperazione per lo sviluppo sostenibile e i rapporti e partenariati internazionali che ne derivano a beneficio reciproco non siano ancora entrati realmente tra le priorità politiche ma si siano fermati a nobili affermazioni di principio, da scrivere sui documenti e da pronunciare nei solenni discorsi, ma ormai senza seguiti concreti.
Ecco alcune delle novità introdotte. Importanti certo. Ma la domanda, che viene spontanea, rimane: perché il Fondo Covid per la cooperazione internazionale non è considerato almeno altrettanto importante?
Bonus idrico per “interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto e di apparecchi di rubinetteria sanitaria” (art. 12 bis); istituzione di nuovi Fondi: “fondo per il sostegno del settore dei festival, dei cori e bande musicali e della musica jazz” (art. 18 bis), “fondo sperimentale per la formazione turistica esperienziale” (art. 33), “fondo tutela vista” al fine di garantire la tutela della salute della vista (art. 77 bis); attivazione di corsi di master di secondo livello in medicina clinica termale (art. 90 bis); fondi al comitato organizzatore dei XX Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 (art. 92 bis); incremento del “fondo per il funzionamento dei piccoli musei” (art. 96); “istituzione dell’osservatorio nazionale per il patrimonio immateriale dell’Unesco” (art. 96 bis); fondi “per l’organizzazione di gare sportive atletiche, ciclistiche e automobilistiche di rilievo internazionale che si svolgano sul territorio di almeno due regioni” (art. 100 bis); benefici per l’acquisto di cargo bike e cargo bike a pedalata assistita (art. 126). Eccetera.
È veramente difficile capire i criteri di priorità degli emendamenti accolti. E quelli di non priorità della cooperazione con i nostri paesi partner.