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28 Ott 2018

SECONDA CONFERENZA MINISTERIALE ITALIA-AFRICA. VERSO UNO SVILUPPO CONDIVISO E SOSTENIBILE

La Seconda Conferenza ministeriale Italia-Africa, alla Farnesina il 25 ottobre, ha rappresentato un significativo momento nel cammino di rafforzamento di partnership per uno sviluppo condiviso dei due continenti, nella crescente interdipendenza politica ed economica e nel quadro del partenariato UE-Africa. Nessun nuovismo, nessuno stravolgimento ma una coerente riconferma del cammino di dialogo, reciproco ascolto e rispetto, collaborazione in un rapporto paritetico. Un segnale importante, che è bene evidenziare e tenere presente.    

Senza alcun coinvolgimento del parlamento, della pluralità delle istituzioni e perfino di quell’indefinito popolo continuamente evocato, senza alcun dibattito e approfondimento, sembra che si stiano modificando le alleanze e gli equilibri che hanno definito la politica internazionale dell’Italia dal dopo-guerra in poi. Le contrapposizioni sembrano sostituire il dialogo, le divisioni indebolire l’integrazione e favorire l’isolamento. È alto è il rischio di calpestare valori, perdere conquiste di convivenza, pace, libera circolazione, benessere e di svalutare quel peso politico ed economico internazionale che solo l’Unione di Stati può garantire di fronte al declino del multilateralismo ed alla messa in discussione di regole e accordi, pur condivisi, che aprono alla spietata competizione. La Conferenza Italia-Africa del 25 Ottobre ha dato un ben diverso segnale, con precisi messaggi delle Alte Istituzioni italiane. Che è bene evidenziare, riprendendone alcuni punti salienti.

È stato un piacere ascoltare, dalla voce di chi ha il compito istituzionale di guidare, mantenere e sviluppare le relazioni politiche internazionali, parole chiare e strategie definite, nel solco del percorso euro-africano e multilaterale per uno sviluppo condiviso e sostenibile. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, la viceministra per la Cooperazione internazionale Emanuele C. Del Re hanno espresso un comune e coerente messaggio politico, pur con diversi accenti e sottolineature, davanti ai ministri e ambasciatori di 54 paesi, 13 organizzazioni internazionali, 350 delegati istituzionali, del mondo imprenditoriale, delle organizzazioni della società civile, della cultura che hanno partecipano alla seconda Conferenza Italia-Africa alla Farnesina. Hanno parlato senza stravolgimenti, senza dichiarazioni ad effetto, pesando le parole, perché sanno bene che la politica estera si costruisce passo dopo passo, dimostrando coerenza e creando con pazienza e intelligenza condizioni di fiducia, dialogo e collaborazione.

Il presidente Mattarella ha ricordato che i rapporti con l’Africa sono strategici e prioritari nella nostra politica estera, che l’attuale andamento delle relazioni internazionali sta producendo un indebolimento delle regole che ne hanno costituito il quadro di riferimento condiviso e che il terrorismo, i traffici di esseri umani, l’allarme ambientale sono alcuni dei temi che richiedono confronto e dialogo, sinergie e collaborazione, partenariato ampio e paritario, a livello di istituzioni, imprese, ong, organizzazioni della società civile, accademie. L’Italia si è mostrata sensibile di fronte a movimenti migratori rilevanti, accogliendo e avviando cooperazioni con i paesi di provenienza e di transito. Occorre però andare oltre la logica dell’emergenza e affrontare le cause. L’Italia sarà sempre un interlocutore attento all’Africa, direttamente e nei vari fora internazionali in cui ci si trova a collaborare, nel rispetto delle differenze e nella considerazione della diversità dei contesti.

I nostri destini sono intrecciati, ha insistito il ministro degli Esteri Moavero. L’Italia è proiettata nel comune mare verso l’Africa. Le sfide dell’innovazione tecnologica che rende il mondo più piccolo e vicino, del cambiamento climatico e delle risorse energetiche mostrano le necessarie complementarietà tra i due continenti. Quello europeo è in progressivo invecchiamento e declino demografico, mentre quello africano vede l’aumento rapido della popolazione e del numero dei giovani. Molte le opportunità da cogliere nelle relazioni con l’Africa: i processi di pace in atto, la progressione della democrazia e dei diritti, la crescita economica sostenuta. Possiamo lavorare per il miglioramento degli indici di sviluppo, a vantaggio reciproco, in un rinnovato dialogo politico, nella definizione congiunta di strategie di investimento lungimiranti, nella cooperazione culturale e la formazione. L’Italia può servire da ponte verso l’UE, alla quale chiediamo un salto di qualità, più risorse, più investimenti, più collaborazione paritetica con l’Africa. Il cammino di integrazione europea e i valori che l’hanno accompagnato hanno messo fine a guerre tra stati e popoli, consolidando pace, diritti, benessere condiviso, integrazione sociale: “guardiamo quindi il cammino dell’Unione Africana (UA) con grande interesse e con l’auspicio di una sempre maggiore integrazione”.

Gli ha fatto eco il vicepresidente della Commissione dell’UA Rwesi Quartey che ha voluto rimarcare come i 55 paesi africani stanno aprendo le loro frontiere, introducendo un passaporto comune, favorendo la libera circolazione dei giovani il cui numero raddoppierà nell’arco di trent’anni e la migliore integrazione continentale “che è al cuore della nostra missione”. Occorre investire in istruzione, lavoro, formazione, all’interno e all’esterno dell’Africa: le competenze sono fondamentali. “È un’opportunità e chiediamo aiuto per poterla realizzare”. Gli investimenti esterni sono ancora limitati. “Dobbiamo attrarli con nuove regole, lotta alla corruzione, creando un contesto favorevole, che li faciliti”, a partire dal silenzio delle armi ovunque nel continente.

Il Piano europeo per gli investimenti esterni, lanciato dalla Commissione Europea anche su pressione italiana, ha aggiunto la viceministra Emanuela Del Re introducendo la sessione plenaria del mattino, è un importante strumento per favorire gli investimenti nei settori chiave, creare nuovi posti di lavoro e conseguire uno sviluppo condiviso, con nuove relazioni a beneficio di tutti. È questa condivisione che può permettere di uscire dagli interventi emergenziali per dare risposte strutturali ad una crescita inclusiva in armonia con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La cooperazione italiana interviene in Africa con questo approccio bidirezionale, segnato dalle crescenti interdipendenze, per più del 40% delle risorse gestite e agisce in molteplici settori, con un orientamento olistico, sinergico tra soggetti profit e non profit, coinvolgente anche le diaspore africane. Aiuto umanitario, istruzione, governance, agro-alimentare, energie rinnovabili, infrastrutture, formazione, incremento del settore privato e delle realtà sociali sono i principali settori di intervento, anche per trovare alternative alla scelta migratoria. Occorre mutare l’errata percezione di continente stagnante: l’Africa è il continente del futuro, con un forte dinamismo politico, economico e sociale.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiuso gli intensi lavori della giornata, che nel pomeriggio si è articolata in tre qualificati gruppi di approfondimento: crescita economica e sviluppo sostenibile; stabilità politica e sicurezza; sviluppo umano, cultura, educazione, mobilità. Articolato e chiaro è stato il suo messaggio ai ministri africani e vale la pena riprenderne i contenuti riportando le sue stesse parole. “L’Africa rappresenta per l’Italia un’assoluta priorità, sotto il profilo strategico, culturale, educativo, economico e valoriale. Collaborare attivamente con il continente africano significa rendere coerente la nostra politica estera con la nostra geografia”. Quanto alla “nostra partnership: è ormai superato il rapporto donatore-beneficiario. Significa innanzitutto valorizzare il concetto chiave di condivisione. Condividere traguardi da raggiungere, progetti da realizzare, responsabilità da assumere e infine frutti da raccogliere”.

Sui movimenti migratori, “abbiamo chiesto che si individui nell’ambito dell’UE una risposta coordinata, concreta, strutturata ed efficace al fenomeno migratorio, multilivello, di breve, medio e lungo periodo che innanzitutto assicuri la dignità delle persone e combatta con fermezza i trafficanti di esseri umani che questa dignità calpestano”. Si deve fare in modo “che la migrazione non costituisca una scelta obbligata ma torni ad essere un’opportunità”. È quindi “fondamentale attivare progetti di carattere infrastrutturale, fornire supporto finanziario e creare opportunità di migrazione legale a beneficio dei paesi africani e nello stesso interesse dell’Europa. Serve una strategia che permetta di sviluppare la capacità imprenditoriale, preservando l’ownership locale dei processi di sviluppo”.

Ha poi ripreso i temi affrontati nei tre panel. 1. Crescita economica: “Se vogliamo crescere insieme occorre investire, andare cioè oltre le barriere, paure, incertezze e mobilitare risorse adeguate per garantire crescita e sviluppo, inteso innanzitutto come sviluppo umano. Il percorso è già tracciato: l’Agenda 2063 dell’UA e l’Agenda 2030 dell’ONU sono un’ispirazione fondamentale”. “Possiamo contare sull’impegno storico delle nostre Ong ma anche delle nostre imprese sempre più convinte del concetto della social responsibility”. 2. Stabilità politica e sicurezza: “La risposta agli estremismi non può essere solo securitaria ma anche e soprattutto umanitaria. Va orientata innanzitutto al recupero delle sacche di povertà e marginalizzazione in cui sono intrappolati troppi giovani. Una robusta architettura di sicurezza nel continente africano va affiancata da un rafforzamento degli interventi in tutti i settori, dall’istruzione all’inclusione sociale e politica … La partecipazione della società civile ed una maggiore partecipazione delle donne sono fattori imprescindibili per la crescita democratica”. 3. Sviluppo umano. “Inteso come formazione, educazione, cultura e mobilità rappresenta l’elemento chiave dei rapporti Italia-Africa. Occorre assicurare ai giovani africani un’istruzione di qualità. La crescita demografica porterà sempre più giovani verso i paesi europei alla ricerca di un’adeguata formazione e di un’integrazione negli scenari globalizzati e interdipendenti”.

“Sicurezza, sviluppo, sostenibilità, pace e benessere sono sempre più interconnessi”, è stata la chiusura dell’intervento del presidente Conte, evidenziando la complessità e l’intreccio delle questioni che l’Italia e l’Europa, con l’Africa e il resto del mondo, devono riuscire ad affrontare, con coerenza, impegno, perseveranza, visione di lungo periodo.

Nino Sergi

Nino (Antonio Giuseppe) SERGI. Presidente emerito di Intersos, che ha fondato nel 1992 e di cui è stato segretario generale e presidente. In precedenza, dal 1983 fondatore e direttore dell’Iscos-Cisl, istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo. Nel 1979 direttore del Cesil, centro solidarietà internazionale lavoratori, fondato con le comunità di immigrati a Milano. Operaio e sindacalista. Tra gli anni '60 e '70 formatore in Ciad. Studi di filosofia in Italia e di teologia in Francia.
Onorificenze: Commendatore, Ordine al merito della Repubblica Italiana (27 Dicembre 2022).
(Gli articoli di questo blog esprimono sia posizioni personali che collettive istituzionali i cui testi ho scritto o ho contribuito a scrivere. Possono essere liberamente ripresi)