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12 Dic 2023

CESSATE IL FUOCO A GAZA. INTERROMPERE I BOMBARDAMENTI INDISCRIMINATI SUI CIVILI

Lettera inviata il 12 dicembre al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro Antonio Tajani dalla rete LINK 2007, a firma del presidente Roberto Ridolfi.

Alle centinaia di migliaia di voci in Italia e nel mondo che già si sono espresse, aggiungiamo la nostra e ci rivolgiamo a voi, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro degli Affari Esteri, al fine di chiedere con determinazione un cessate il fuoco prolungato, che interrompa i bombardamenti indiscriminati e generalizzati, distruttivi, mortali, inefficaci e forse controproducenti rispetto all’obiettivo di ‘distruggere’ Hamas.

Condanniamo inequivocabilmente le atrocità commesse il 7 ottobre scorso da parte di Hamas e Jihad islamico e il rapimento di cittadini israeliani e di altri paesi, tenuti come ostaggi nella Striscia di Gaza. Gli attacchi hanno scioccato il mondo e contiamo che tutti gli ostaggi siano rilasciati senza condizioni.

La risposta del Governo israeliano, comprensibile e inevitabile, ha assunto da subito – con l’assedio, i bombardamenti, le distruzioni, gli sfollamenti di massa, il disprezzo del diritto internazionale umanitario, i morti e i feriti – una dimensione tale da produrre una catastrofe umanitaria.

Gaza ha un’estensione di 365 km quadrati, un quarto di quella del Comune di Roma. Dei 2,3 milioni di persone che abitualmente ci vivevano in condizioni simili ad un enorme campo profughi, circa 1,9 milioni sono state costrette a lasciare le proprie case.

A due mesi dalla escalation di violenza, sono più di 15.500 i morti, di cui 6.300 bambini e 4.200 donne. Almeno 40.000 i feriti. Migliaia di persone, circa la metà bambini, risultano disperse e potrebbero essere sotto le macerie. Cibo, acqua, carburante e assistenza medica giungono con il contagocce: i camion entrati dal valico di Rafah ammontano a circa un decimo della media giornaliera pre-crisi.

I medici, gli operatori sanitari e gli operatori umanitari non possono più rispondere in modo adeguato alla quantità di bisogni della popolazione né lavorare in sicurezza. Il perdurare dei bombardamenti lo impedisce. Le persone bevono perfino acqua di mare. Le acque reflue scorrono nelle strade. Il rischio di epidemie è fortissimo e potrebbe rivelarsi devastante per la popolazione già stremata da due mesi di guerra e da condizioni di severa deprivazione.

Il diritto internazionale umanitario, ed in particolare la Quarta Convinzione di Ginevra, ratificata da Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese, vincola le parti. È un crimine di guerra prendere di mira i civili, negare loro cibo, acqua e protezione, colpire ospedali, scuole e strutture civili, da qualsiasi parte ciò sia perpetrato.

Il Governo italiano che, a sua volta, ha ratificato le Convenzione di Ginevra e i Protocolli aggiuntivi ha il dovere, insieme agli Stati Parte, di promuovere e chiedere il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario a tutte le parti coinvolte nel conflitto, a partire dal fondamentale principio della proporzionalità di ogni tipo di risposta armata.

Il cessate il fuoco è indispensabile. 15.000 morti e 45.000 feriti sono già un’assurda e inaccettabile esagerazione, che sta producendo nuovo odio e rancore. Serve subito, anche per organizzare una risposta umanitaria coordinata ed adeguata ai bisogni della popolazione civile, assicurare l’accesso agli aiuti umanitari e alle cure mediche, permettere la ripresa delle trattative per la liberazione di tutti gli ostaggi, dare respiro e protezione alla popolazione, bambini e donne in particolare.

Contiamo sulla vostra attenzione a questo nostro appello e sulla vostra pressione ai livelli bilaterale, europeo e multilaterale in favore del cessate il fuoco.

Alle centinaia di migliaia di voci in Italia e nel mondo che già si sono espresse, aggiungiamo la nostra e ci rivolgiamo a voi, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro degli Affari Esteri, al fine di chiedere con determinazione un cessate il fuoco prolungato, che interrompa i bombardamenti indiscriminati e generalizzati, distruttivi, mortali, inefficaci e forse controproducenti rispetto all’obiettivo di ‘distruggere’ Hamas.

Condanniamo inequivocabilmente le atrocità commesse il 7 ottobre scorso da parte di Hamas e Jihad islamico e il rapimento di cittadini israeliani e di altri paesi, tenuti come ostaggi nella Striscia di Gaza. Gli attacchi hanno scioccato il mondo e contiamo che tutti gli ostaggi siano rilasciati senza condizioni.

La risposta del Governo israeliano, comprensibile e inevitabile, ha assunto da subito – con l’assedio, i bombardamenti, le distruzioni, gli sfollamenti di massa, il disprezzo del diritto internazionale umanitario, i morti e i feriti – una dimensione tale da produrre una catastrofe umanitaria.

Gaza ha un’estensione di 365 km quadrati, un quarto di quella del Comune di Roma. Dei 2,3 milioni di persone che abitualmente ci vivevano in condizioni simili ad un enorme campo profughi, circa 1,9 milioni sono state costrette a lasciare le proprie case.

A due mesi dalla escalation di violenza, sono più di 15.500 i morti, di cui 6.300 bambini e 4.200 donne. Almeno 40.000 i feriti. Migliaia di persone, circa la metà bambini, risultano disperse e potrebbero essere sotto le macerie. Cibo, acqua, carburante e assistenza medica giungono con il contagocce: i camion entrati dal valico di Rafah ammontano a circa un decimo della media giornaliera pre-crisi.

I medici, gli operatori sanitari e gli operatori umanitari non possono più rispondere in modo adeguato alla quantità di bisogni della popolazione né lavorare in sicurezza. Il perdurare dei bombardamenti lo impedisce. Le persone bevono perfino acqua di mare. Le acque reflue scorrono nelle strade. Il rischio di epidemie è fortissimo e potrebbe rivelarsi devastante per la popolazione già stremata da due mesi di guerra e da condizioni di severa deprivazione.

Il diritto internazionale umanitario, ed in particolare la Quarta Convinzione di Ginevra, ratificata da Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese, vincola le parti. È un crimine di guerra prendere di mira i civili, negare loro cibo, acqua e protezione, colpire ospedali, scuole e strutture civili, da qualsiasi parte ciò sia perpetrato.

Il Governo italiano che, a sua volta, ha ratificato le Convenzione di Ginevra e i Protocolli aggiuntivi ha il dovere, insieme agli Stati Parte, di promuovere e chiedere il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario a tutte le parti coinvolte nel conflitto, a partire dal fondamentale principio della proporzionalità di ogni tipo di risposta armata.

Il cessate il fuoco è indispensabile. 15.000 morti e 45.000 feriti sono già un’assurda e inaccettabile esagerazione, che sta producendo nuovo odio e rancore. Serve subito, anche per organizzare una risposta umanitaria coordinata ed adeguata ai bisogni della popolazione civile, assicurare l’accesso agli aiuti umanitari e alle cure mediche, permettere la ripresa delle trattative per la liberazione di tutti gli ostaggi, dare respiro e protezione alla popolazione, bambini e donne in particolare.

Contiamo sulla vostra attenzione a questo nostro appello e sulla vostra pressione ai livelli bilaterale, europeo e multilaterale in favore del cessate il fuoco.

Ringraziando, a nome della Rete di Ong LINK 2007, invio distinti saluti.

 

VITA

 

 

Nino Sergi

Nino (Antonio Giuseppe) SERGI. Presidente emerito di Intersos, che ha fondato nel 1992 e di cui è stato segretario generale e presidente. In precedenza, dal 1983 fondatore e direttore dell’Iscos-Cisl, istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo. Nel 1979 direttore del Cesil, centro solidarietà internazionale lavoratori, fondato con le comunità di immigrati a Milano. Operaio e sindacalista. Tra gli anni '60 e '70 formatore in Ciad. Studi di filosofia in Italia e di teologia in Francia.
Onorificenze: Commendatore, Ordine al merito della Repubblica Italiana (27 Dicembre 2022).
(Gli articoli di questo blog esprimono sia posizioni personali che collettive istituzionali i cui testi ho scritto o ho contribuito a scrivere. Possono essere liberamente ripresi)