Mio saluto iniziale all’incontro “#MilanoPortoAperto – Migranti, prima di tutto persone” promosso dal Comitato INTERSOS di Milano, al Teatro Guanella, il 12 luglio 2018.
Tre intense ore di umanità, con testimonianze, riflessioni, analisi, approfondimenti grazie a Paolo Lambruschi, Pierfrancesco Majorino, Giovanni Visone, Luciano Scalettari, Livio Senigalliesi, Gabriele Nissim, Livio Neri, Alganesh Fessaha, Raffaele Masto, Alpha O. Camara, Stefano Pasta, Ahmed Boubaker, don Virginio Colmegna, Daniela Pistillo, Daniela Zitarosa e, in collegamento, Federico Prelati, p. Alex Zanotelli, Abrhalei Tesfay, Gad Lerner, don Luigi Ciotti.
Buona sera e grazie a tutte e tutti per la vostra partecipazione. L’occasione di questo incontro è l’apertura della sede del Comitato INTERSOS di Milano, con Giacomo Franceschini a dirigerla e una squadra di meravigliosi volontari.
INTERSOS è nata ventisei anni fa, nel 1992, sollecitata dalle immagini di guerra e carestia che ci giungevano dalla Somalia. Quelle distruzioni ma soprattutto quei volti e quei corpi scavati dalla fame ci hanno aperto gli occhi su una realtà internazionale mutata, che stava producendo cambiamenti anche nel Sud del mondo, facendo saltare equilibri politici e alleanze con conseguenze talvolta drammatiche. Homo sum. Nihil humani a me alienum puto. E’ la massima di Terenzio che abbiamo assunto come titolo della nostra Carta dei Valori: Sono un essere umano. Nessun essere umano, nulla di umano mi è estraneo.
La sfida è stata crescere, specializzarci, professionalizzarci, conoscere e approfondire i contesti, con analisi e riflessioni, vivendo il valore della solidarietà e i principi di umanità, neutralità, imparzialità, indipendenza. Per dare risposte efficaci ai bisogni, nei campi per rifugiati e sfollati, nelle aree distrutte, tra la gente in fuga in cerca di protezione e di aiuto. Una quarantina i paesi in cui INTERSOS è intervenuta, dove era necessario esserci ed essere in prima linea, dove il bisogno è più acuto.
Quando nel 2009 abbiamo verificato che a Roma, alla stazione Ostiense, pernottavano in situazioni a rischio ragazzi afgani minorenni, quegli stessi ragazzi – in pratica – che nello stesso periodo cercavamo di accogliere in Afghanistan al confine con l’Iran perché ivi deportati e abbandonati a causa del loro tentativo, spezzato, di realizzare il viaggio migratorio verso l’Europa, in quel momento INTERSOS ha deciso di impegnarsi anche in Italia, prima con i minori afgani e poi con tutti i minori stranieri a rischio ed altri vulnerabili, compresi quelli giunti via mare.
Però questa apertura della sede milanese è solo l’occasione per questo incontro. Riteniamo infatti, noi, un’organizzazione umanitaria basata sui valori della solidarietà umana, sull’imperativo umanitario che ti impone di accogliere per togliere persone da situazioni di disumanità, persecuzione, pericolo di morte, proteggerle, ridare dignità a chi sente gli sia stata rubata, sentiamo ora anche il dovere della parola. Mai così necessaria come ora, ove le parole sembrano non avere più significato, o trasformano e falsificano la realtà creando ansie e paure, provocando sospetto, odio, xenofobia, razzismo, suscitando i peggiori sentimenti dell’essere umano.
Dobbiamo parlare, comunicare, mobilitarci, dire come stanno in realtà le cose in merito all’immigrazione e come si possono governare i flussi migratori, senza deformare la realtà – dai paesi di provenienza, a quelli di transito, ai lager libici, ai salvataggi in mare, all’accoglienza, all’integrazione, all’indispensabilità degli ingressi regolari per combattere quelli irregolari organizzati dalla criminalità, alle necessità lavorative eccetera – perché le migrazioni possono essere governate con umanità; dobbiamo dire che non è con le chiusure che si affrontano e risolvono i problemi e che non è nemmeno delegandoli ad altri per non vederli e non curarsene, perché ci riguardano e ci riguarderanno sempre di più. Ed è da irresponsabili non affrontarli nel dovuto modo. Perché si amplieranno e continueremo ad essere impreparati ad affrontarli quando i fili spinati non reggeranno più.
Ci preoccupa molto il modo in cui il tema migratorio è affrontato dalla politica, con una disumanità che non avremmo mai immaginato, con conseguenze che toccano la nostra società, le singole persone, la cultura, rischiando di distruggere i valori di umanità che hanno permesso la convivenza, il rispetto delle diversità, l’accoglienza solidale, la tolleranza, il confronto politico non basato sull’insulto, la partecipazione delle realtà sociali nel riconoscimento del loro ruolo fondamentale.
La percezione degli italiani va tenuta in seria considerazione, così come le paure e il loro disagio nel vedere situazioni incancrenirsi, spesso a causa delle carenze istituzionali. Ma altrettanta attenzione andrebbe posta, da parte di tutti, alla corretta informazione, senza alimentare strumentali e pericolosi allarmismi divisivi e destabilizzanti. Come sta purtroppo avvenendo. Le nostre parole, insieme alla nostra azione e ai nostri comportamenti, sono quindi essenziali e sono lo strumento migliore per arginare questa deriva.