Una riflessione sull’esigenza di maggiore unitarietà del mondo non profit della cooperazione e solidarietà internazionale.
L’occasione è offerta dalla riforma legislativa del terzo settore con il riconoscimento istituzionale delle reti associative rappresentative. Se si riuscisse ad avviare un percorso veramente unitario, superando antistoriche divisioni, nella costituzione di una rete rappresentativa dei vari soggetti della società civile dediti alla cooperazione, solidarietà e cultura internazionale, sarebbe davvero una buona notizia. Sembra però che si stia imboccando una strada diversa, di conservazione piuttosto che di rinnovamento e di progresso, di esclusione piuttosto che di maturazione e definizione collettiva, di egemonia/subordinazione piuttosto che di approfondimento, dialogo e confronto aperto e rispettoso. Spero di sbagliarmi ma è questa l’immagine che domina prepotentemente.
C’è ancora tempo per correggere questo percorso aprendosi al reciproco ascolto e soprattutto guardando lontano. Servirà una chiara e condivisa risposta alla domanda: una rete per aggregare chi e per che cosa, per conservare o per innovare e trasformare? Una rete del terzo settore composta dai soggetti della cooperazione e solidarietà internazionale che nasca senza aver condiviso un cammino di consapevole, trasparente e larga inclusione, nella chiarezza di obiettivi innovativi e rigenerativi, darebbe un segnale di incoerenza e forse di opacità che potrebbe lasciare una macchia indelebile nel mondo che si definisce “della cooperazione e solidarietà internazionale”.
Il codice del terzo settore prevede che le reti associative che saranno iscritte nel registro unico nazionale svolgano attività di coordinamento, tutela, rappresentanza, supporto degli enti associati e delle loro attività, anche allo scopo di promuovere ed accrescere la rappresentatività presso i soggetti istituzionali. Quale occasione migliore per costituire una rete nazionale autorevole, rappresentativa e riconosciuta dei soggetti non profit dediti, con le loro diverse identità e specificità, alla cooperazione, solidarietà e cultura internazionale, allo sviluppo incentrato sull’essere umano, la sostenibilità, il rispetto del creato, la giustizia?
Per decenni abbiamo ammirato le espressioni unitarie esistenti in altri paesi europei e la loro forte rilevanza nel dialogo con le istituzioni. Senza però riuscire ad imitarle. Ora è il momento. La riforma legislativa del terzo settore invita ad intraprendere questo cammino di rete. Il cui valore sarà proporzionale alla sua piena rappresentatività e quindi all’inclusività dell’insieme delle identità, specificità e capacità del mondo della cooperazione e solidarietà internazionale. Serve un confronto trasparente, che ancora non c’è stato, in cui ciascuno offra il meglio e rinunci forse a qualcosa per rendere realizzabile la costruzione di un percorso innovativo e trasformativo all’altezza delle sfide gigantesche che dobbiamo affrontare, in Italia e nel mondo, interloquendo in modo autonomo e paritario con le istituzioni governative e la politica.
La storia riconoscerà i nostri valori ma non perdonerà le nostre omissioni, quelle senza le quali potrebbe esserci “un’altra storia”, fatta di cambiamenti coraggiosi ogniqualvolta necessari per il bene comune e per mantenere salda la coerenza con i principi di solidarietà, giustizia, pari dignità, fratellanza umana, ovunque. Una coerenza indispensabile perché possa essere riconosciuta alle Ong e Osc la giusta rappresentatività sociale in materia di cooperazione, solidarietà, cultura internazionale. La pandemia ha dimostrato quanto la comunità umana sia vulnerabile e quanto sia divenuto necessario aggregare le forze e remare insieme nella stessa direzione per riuscire a modificare sistemi, scelte, comportamenti non più sopportabili.
Le tensioni internazionali, il contesto politico in Italia e in Europa con diffuse spinte verso chiusure sovraniste, interessi egoistici, sottovalutazione del multilateralismo, indebolimento di soggetti sociali tradizionalmente aggreganti, indifferenza nei confronti di minoranze particolarmente bisognose ed emarginate, uso di un linguaggio falso, divisivo, che sfocia in comportamenti discriminatori negando quei principi e valori di umanità e di convivenza sociale che sono alla base delle nostre scelte e attività: tutto ciò richiede oggi, ancor più che nel passato, una maggiore tensione aggregativa unitaria e un autorevole peso rappresentativo.
Tra le nuove reti associative degli enti del terzo settore che nasceranno dalla riforma legislativa non potrà quindi mancare quella rappresentativa e inclusiva di tutto il mondo non profit della cooperazione, solidarietà e cultura internazionale. Il superamento di divisioni senza più alcun significato (e che la società che ci osserva male sopporta) libererà energie preziose per essere maggiormente fedeli ai nostri valori e dimostrare coerenza tra vissuto e principi, trasformando e innovando. Una rete nuova quindi, non una mera trasformazione dell’esistente nella continuità della conformazione, del gruppo dirigente, della visione. Ma una realtà inclusiva e capace di cogliere il nuovo, indispensabile per essere attori efficaci nell’attuale fase che richiede rinnovamento, sguardo lungo e peso rappresentativo unitario. C’è tutto il tempo per aprire un serio dibattito. Non si sprechi questa occasione.